L'intervista a Bixio Caprara sulla giustizia ticinese

Da un anno in Ticino si parla dell’ipotesi della nomina di un procuratore pubblico straordinario, ora si dice che il Governo è scettico. L’ipotesi mai spuntata compitamente è già tramontata. Va bene così?

Rimango perlomeno perplesso quando il Direttore del Dipartimento Istituzioni non entra nel merito di una richiesta sottoscritta e condivisa dal PG uscente e dal nuovo entrato. Entrambi hanno chiaramente ribadito che l’unica soluzione per poter evadere in termini ragionevoli le giacenze è la nomina di un PP straordinario dedicato solo a questa priorità. Il buon funzionamento della Giustizia è infatti fondamentale per consolidare il rapporto di fiducia tra cittadino e istituzioni. Ciò significa qualità delle inchieste da parte della magistratura e delle sentenze da parte dei tribunali ma anche una tempistica ragionevole nell’evadere le procedure. 

Questa figura era destinata a permettere di smaltire gli incarti rimasti dalla partenza del pg John Noseda e di altri pp che hanno lasciato il Palazzo di giustizia. Ma allora lei reputa che occorrano più magistrati?

Quello straordinario – così come richiesto dalla stessa Magistratura – sarebbe già un buon punto di partenza. Constato infatti che vi sono troppi incarti pendenti da molti, troppi anni e una giustizia lenta è spesso una cattiva giustizia. Tra i problemi vi è il passaggio degli incarti da un PP all’altro che non facilita certamente il lavoro trattandosi spesso di inchieste molto articolate, soprattutto per i reati finanziari. Trattandosi di ambiti finanziari si arrischia di fare perdere molti soldi allo Stato basti ricordare che nel 2017 lo Stato ha incassato ben 17 mio grazie a fondi confiscati. 

Non è un mistero che il nuovo pg Andrea Pagani faceva affidamento su questa figura per fare tabula rasa e ripartire. E ora che si fa?

Il Governo ha accennato a un incontro con il PG entro la fine del mese di agosto. Auspico che le richieste della magistratura vengano esaminate e fondo e spero che l’incontro possa essere costruttivo e risolutivo alla ricerca di una soluzione nell’interesse generale. Da quanto emerso dai media mi sembra che il nuovo PG spostando un PP dai reati di polizia ai reati finanziari abbia già fatto un buon passo nella giusta direzione, l’unico possibile entro il suo margine di competenza, ma evidentemente non basta.

Ora è stato il Governo a tirare il freno, ma sulle scelte dei magistrati spesso è stato il Parlamento a pasticciare. Qualcuno vi potrebbe rinfacciare di non lamentarvi ora. Come replica?

La scelta del candidato giusto, per competenze e personalità, è fondamentale per il delicato ruolo di magistrato. Ne è stato un ottimo esempio l’uscente PP Antonio Perugini che tengo a ringraziare per i numerosi anni di appassionato e competente servizio a favore delle nostre Istituzioni. Il Parlamento ha deciso di mantenere su sé stesso la responsabilità delle nomine dei magistrati ma dobbiamo comunque riflettere su possibili miglioramenti. Come in ogni organizzazione e a maggior ragione per questo compito, la scelta della persona giusta è tanto importante quanto gli aspetti di ordine organizzativo. A me sembra ad esempio strano che la commissione di valutazione dei candidati non comprenda lo stesso PG o alcuni presidenti del Tribunale di appello con una lunga esperienza che hanno potuto direttamente vedere all’opera i candidati.

Intanto però un paio di rinforzi per la giustizia sono in arrivo: è stata destinata un’unità ciascuno l’Ufficio del giudice dei provvedimenti coercitivi e il Tribunale penale. È un intervento che la convince?

Ho l’impressione che siamo nell’ambito dei soliti cerotti quando invece sarebbero necessaria una diagnosi e una cura più approfondita. Detto questo, per il primo caso non è altro che un rimpiazzo vista la partenza della giudice Solcà mentre positivo è il potenziamento del Tribunale penale. Ma sarebbe finalmente ora di conoscere la visione generale. Si parla da parecchio tempo di un progetto Giustizia 2018 per il quale si sono fatti gruppi di lavoro e rapporti ma il tutto sembra essersi arenato a Palazzo da una qualche parte.

Matteo Pronzini (MPS) tra l’altro si è lamentato per il fatto che il Governo avrebbe aggirato il Gran Consiglio compiendo una nomina che non è di sua competenza. La pensa allo stesso modo?

Nel caso specifico parto dal presupposto che il Governo abbia fatto le sue valutazioni. Io di principio sarei d’accordo nel dare maggior autonomia alla Magistratura e ai Tribunali per quanto attiene gli aspetti operativi e organizzativi all’interno di un quadro finanziario stabilito. Tuttavia, mi sembra che l’attuale suddivisione di competenze tra i vari attori e in particolare tra Tribunali e Dipartimento non sia il massimo per assicurare una giustizia efficace che sappia adeguarsi alle mutate esigenze. Sono cosciente che questo richiederebbe delle modifiche legislative e mi auguro che il Parlamento possa essere messo nella condizione di approfondire l’argomento.

Sullo sfondo c’è poi il cantiere di Giustizia 2018 che non parte. E il 2019 è dietro l’angolo. Come si spiega questa situazione d’impasse apparente? Ha qualcosa da chiedere al direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi?

Spero non siano i timori elettorali del Consigliere di Stato Gobbi a bloccare una discussione di fondo sul tema della Giustizia che invece è prioritaria. In questi anni vi è stato un significativo rafforzamento dell’organico della Polizia Cantonale con un sensibile aumento dei costi. Ci si potrebbe chiedere ad esempio se non si sia creato un certo squilibrio con un collo di bottiglia problematico a livello di magistratura. 

Cosa crede serva per tentare di risolvere i problemi della giustizia ticinese, dato che gli anni passano ma vengono sempre rimarcate le medesime criticità?

Mi sembra sia tempo di passare dalle parole ai fatti. Ma non si tratta solo del facile e scontato aumento delle risorse. Perché oltre al ripetersi regolare delle situazioni e delle diagnosi, si ripetono anche le possibili cure. Rendiamoci conto che il regolamento del Tribunale d’appello risale addirittura al 1927. Vi sono stati innumerevoli aggiunte e adattamenti ma non una sua revisione generale. Come PLRT, per capire meglio la situazione, abbiamo fatto alcuni incontri con addetti ai lavori che ci hanno permesso di approfondire questo fondamentale ambito dello Stato. La discussione ha fatto emergere la necessità di una riforma che permetta maggior flessibilità e reimposti alcune competenze. Ci si potrebbe ad esempio chiedere se gli attuali 14 diversi Tribunali siano ancora giustificati quando il Tribunale federale raggruppa le tematiche in 7 corti.

Vediamo una delle questioni ricorrenti: la logistica. Ma qui spesso è stata la politica e il Parlamento a mettere i bastoni tra le ruote. Questa è una bugia o una mezza verità?

Il Parlamento è consapevole dello stato pietoso del palazzo di giustizia di Lugano e della necessità di intervenire. Spetta al Governo proporre una soluzione che non potrà che richiedere l’acquisto o l’affitto di uno stabile esistente almeno per la fase di ristrutturazione. Mi auguro però che le indispensabili operazioni immobiliari correlate a questo progetto non diventino presupposto di nuove strumentalizzazioni e scontri gratuiti

Corriere del Ticino, 13 agosto 2018