Essere uniti al centro per un Ticino più incisivo

Permetteteci di sdrammatizzare un po’ la discussione in corso sulla ventilata congiunzione delle liste del PLR e del PPD per il Consiglio nazionale alle prossime elezioni federali. Quella che verrà eventualmente sancita dal Comitato cantonale PLR del prossimo 1. agosto è una collaborazione politica che di fatto funziona già bene sul piano federale. Le congiunzioni di liste fra i due partiti storici non sono rare in altri Cantoni, mentre in Ticino si fanno regolarmente sulla destra come sulla sinistra dello schieramento politico. 

Non si parla né di una lista unica PLR-PPD, né di fusione e tantomeno dell’abbandono dei rispettivi principi e valori. Il richiamo a parenti che si rivolterebbero nella tomba ci sembra un po’ esagerato; anzi, alcuni di loro potrebbero sussurrarci che è giunta l’ora di superare certi retaggi della storia ticinese. Ciò che oggi appare prioritario è difendere e promuovere il modello di successo elvetico, anziché sferrargli attacchi da entrambi gli estremi. In passato il confronto – anche molto aspro – fra «liberali-radicali» e «conservatori» aiutò a costruire la Svizzera moderna, coniugando interessi e valori spesso contrastanti. Oggi però le sfide sono diverse e affrontarle con lo specchietto retrovisore non è per forza la strategia migliore. 

A Bellinzona bisogna ritrovare una governabilità logorata e adeguare le politiche fiscali, scolastiche e sociali alle nuove sfide, tra cui quella della digitalizzazione. Il Ticino ne ha bisogno per restare competitivo e inclusivo, preparando i giovani a un mercato del lavoro sempre più fluido e mantenendo centri decisionali importanti in Ticino.

A Berna bisogna lavorare insieme per far vincere il Ticino e completare le riforme di cui anche la Svizzera necessita. Pensiamo allo sviluppo sostenibile dell’economia, delle infrastrutture e del territorio, ai costi della salute e al sistema pensionistico che scricchiola parecchio. Le sfide sono grandi anche sul piano della cultura, della formazione e della ricerca, affinché il nostro Paese rimanga la capitale dell’innovazione. 

All’estero bisogna battersi intelligentemente e senza paure per far rispettare una Svizzera aperta ma sovrana, difendendo i nostri interessi in un’Europa e in un mondo che non fanno regali a nessuno. Tanto l’isolamento politico-economico quanto l’integrazione in strutture sovrannazionali che ridurrebbero la nostra sovranità e democrazia diretta sono ricette indigeste agli svizzeri e incompatibili con la nostra tradizione. 

Di fronte a queste sfide non convincono le risposte di una sinistra oggi elettoralmente unita ma storicamente disarticolata al suo interno, sia dal profilo ideologico sia da quello dell’operatività politica. Non convincono nemmeno le proposte avanzate dalle due forze di destra, unite solo sul tema dell’immigrazione e del sovranismo, ma agli antipodi sulle politiche economiche e sociali.

Per far progredire il Ticino e la Svizzera occorre rafforzare il centro. Non è un’area politica senza profilo, bensì un polo trainante che deve ulteriormente svilupparsi per riuscire a prevalere sulla politica dell’isteria e dello statalismo. Il nostro sistema-Paese soffre dei freni a mano sempre tirati. Va quindi favorita una più organica collaborazione che coinvolge in primis i due partiti storici – PLR e PPD – ma che si può estendere ad altre formazioni di centro, come i Verdi liberali, capaci di integrare i bisogni dell’uomo con quelli dell’ambiente.

Le visioni hanno bisogno di forza e rappresentanza, altrimenti restano velleitarie. L’eventuale congiunzione concernerebbe il Consiglio nazionale e avrebbe quale logica conseguenza un «ticket» per il Consiglio degli Stati, favorendo così una comune difesa degli interessi ticinesi a Berna. Alla Camera alta, in particolare, la buona collaborazione dei due «senatori» ticinesi è fondamentale e lo provano numerosi successi degli scorsi anni, fra cui l’insediamento a Bellinzona del Tribunale penale federale, il finanziamento federale straordinario del termovalorizzatore di Giubiasco e della galleria Vedeggio-Cassarate, la galleria di base del Ceneri a due canne e la Mendrisio-Varese (combattute dall’UDC), il completamento della galleria stradale del San Gottardo (osteggiato dalla sinistra), una perequazione finanziaria che non ci penalizza, la difesa delle infrastrutture militari in Ticino rispettivamente la loro cessione a condizioni di favore alle comunità locali e via dicendo. 

Nei prossimi anni le battaglie da combattere insieme a Berna aumenteranno: pensiamo già solo al completamento a sud di AlpTransit e alla Locarno-A2, ma anche alla tutela della nostra sicurezza e del nostro mercato del lavoro. Se vogliamo far vincere il Ticino e la Svizzera, una più intensa collaborazione al centro si impone. Adesso è il momento giusto per farlo, dopo sarà troppo tardi. 

Giovanni Merlini, candidato PLR al Consiglio degli Stati
e Filippo Lombardi, candidato PPD al Consiglio degli Stati

Corriere del Ticino, 19 luglio 2019