Il Pardo come locomotiva del Locarnese, per davvero

Da ormai 72 anni il Pardo esce puntualmente dalla tana, sfoggia la sua capacità di sapersi innovare anno dopo anno e di guardare sempre al futuro ma rimanendo sempre ben ancorato ai suoi valori e alle sue tradizioni. Anche quest'anno il Festival è riuscito a mantenere la rotta. Tuttavia alcuni punti di domanda - cruciali per il futuro - sono rimasti sulla Piazza Grande. Riuscirà il Locarno Film Festival a rimanere ad alti livelli? Riuscirà il Locarnese a darsi uno sviluppo economico basato sull'indotto del Festival e dell'audiovisivo? Riusciranno i locarnesi a capire e ad approfittare del potenziale del Festival?

Per rispondere alla prima domanda, la risposta è tutto sommato semplice. La politica cantonale deve dimostrare di credere nel Locarno Film Festival aumentando il credito a disposizione per mettere il Festival nelle migliori condizioni di operare ed investire, ma lasciando però lavorare, liberamente, la direzione operativa e artistica.

Un po' più difficile sono le risposte alle altre due domande. In linea con la politica economica regionale del Cantone e le caratteristiche del territorio, il locarnese deve specializzarsi nel settore dell'audiovisivo; ciò significa che la politica comunale e regionale devono creare le premesse affinché si creino le basi per la costruzione di un vero polo dell'audiovisivo nel Locarnese. In primo luogo bisogna essere consapevoli dell'identità audiovisiva del locarnese, creando su tutto l'arco dell'anno delle manifestazioni e degli eventi per il settore. Secondariamente significa creare le strutture per un vero centro di formazione dell'audiovisivo sfruttando l'enorme potenziale delle nuove tecnologie (come suggerito da uno studio della SUPSI). Infine, significa ritrovare anche una cultura dell'accoglienza che abbiamo perso: oltre a riscoprire la buona educazione verso il turista, visto che non è un ladro ma porta benessere e posti di lavoro, bisogna anche decidere se trasformare definitivamente il Locarnese in una casa anziani diffusa (dove alle 23 si spegne la musica) oppure se dare vita alla nostra regione permettendo a turisti e locali di vivere il territorio fino a notte fonda (almeno nel periodo estivo).

Puntualmente, anche quest'anno il Pardo è tornato in letargo portandosi con sé le immagini, i racconti, le esperienze e gli incontri di questa 72esima edizione. Ha lasciato però sulla Piazza alcune domande che val la pena approfondire e discutere, affinché l'anno prossimo il Pardo possa uscire dalla tana ancora più forte.

Alessandro Spano, candidato al Consiglio nazionale, LaRegione, 23 agosto 2019