Libertà d’impresa in un libero mercato: gli insegnamenti del caso Kering

La decisione del gruppo Kering di ridurre del 50% la propria presenza in Ticino nei prossimi 3 anni mette nuovamente il Ticino di fronte all’evidenza che ogni impresa è libera di decidere autonomamente dove svolgere le proprie attività. Siano esse gestionali, produttive o logistiche. Un principio che vale per le piccole e medie imprese, ma a maggior ragione per i grandi gruppi. Che hanno la possibilità di reagire in maniera più rapida e immediata alle varie sollecitazioni e ai cambiamenti del mercato.

La decisione del gruppo Kering di ridurre del 50% la propria presenza in Ticino nei prossimi 3 anni mette nuovamente il Ticino di fronte all’evidenza che ogni impresa è libera di decidere autonomamente dove svolgere le proprie attività. Siano esse gestionali, produttive o logistiche. Un principio che vale per le piccole e medie imprese, ma a maggior ragione per i grandi gruppi. Che hanno la possibilità di reagire in maniera più rapida e immediata alle varie sollecitazioni e ai cambiamenti del mercato.

Il Canton Ticino di fronte a questa situazione ha quindi l’ennesima conferma che l’unica possibilità di azione è quella di favorire le migliori condizioni quadro possibili per il mantenimento e l’insediamento di nuove aziende virtuose nel nostro Cantone. Aziende che creino posti di lavoro e indotto fiscale nel pieno rispetto delle regole: non dimentichiamo infatti che il 60% della spesa totale del Canton Ticino è data dalla formazione, dalla sanità e dalla socialità. E questa spesa dev’essere in un qualche modo finanziata…

Al di là della scontata tranquillità istituzionale della Svizzera vi sono certamente altri aspetti su cui è necessario fare leva. Come ad esempio il livello della fiscalità, l’offerta di attività di ricerca e sviluppo e le buone vie di collegamento - siano esse intese per la mobilità delle persone, delle merci o dei dati.

Questo è l’insegnamento di quanto accaduto in questi giorni. Senza tralasciare che a non giovare è anche l’atteggiamento di una certa politica che si rallegra quando le aziende chiudono. Chi non rispetta le regole è giusto che venga sanzionato, ma senza demonizzare un intero settore con metodi di denuncia che nulla hanno a che vedere con il sistema svizzero. Come PLR continueremo a batterci per il rispetto dei lavoratori e delle regole del gioco.

Torniamo insomma a sostenere chi paga le imposte e crea posti di lavoro, nel pieno rispetto delle regole del mercato ticinese. Piccole e medie imprese ma anche grandi gruppi che creano substrato fiscale a favore di tutti noi.