No alla proposta PLRT sul salario minimo: a perdere sono i lavoratori residenti

Il Gran Consiglio ha bocciato oggi la proposta di emendamento PLRT alla Legge sul salario minimo. Invece di monitorare costantemente l’evoluzione dei salari dei lavoratori residenti e promuovere – qualora l’impatto positivo sui residenti dovesse essere confermato – un incremento fino a 20.50 (contro i fr. 20.25 votati), il Parlamento ha scelto una via che, anche secondo numerosi esperti, potrebbe mettere sotto pressione i salari dei ticinesi e minacciare numerosi posti di lavoro.

Il Gran Consiglio ha bocciato oggi la proposta di emendamento PLRT alla Legge sul salario minimo. Invece di monitorare costantemente l’evoluzione dei salari dei lavoratori residenti e promuovere – qualora l’impatto positivo sui residenti dovesse essere confermato – un incremento fino a 20.50 (contro i fr. 20.25 votati), il Parlamento ha scelto una via che, anche secondo numerosi esperti, potrebbe mettere sotto pressione i salari dei ticinesi e minacciare numerosi posti di lavoro.

Il PLRT è da sempre contrario al salario minimo quale panacea ai problemi sul mercato del lavoro, privilegiando la via di un sano partenariato sociale. Tuttavia, la decisione del popolo con il 55% dei voti ha indicato la volontà di introdurre il salario minimo. La proposta PLR intendeva anticipare l’introduzione al 1. luglio 2021 tenendo costantemente monitorati gli effetti di questa misura, in modo da evitare possibili effetti perversi a danno dei lavoratori residenti. Qualora il monitoraggio avesse confermato l’efficacia del salario minimo, il PLRT avrebbe anche sostenuto un incremento fino a fr. 20.50. Ora invece ci si limiterà a fr. 20.25.

Bocciando l’emendamento presentato dal Gruppo PLR, il Parlamento si è legato le mani, privandosi di fatto della possibilità di intervenire subito se si dovessero manifestare effetti negativi, come ad esempio il livellamento dei salari dei residenti verso il basso. Si tratta di una soluzione incompleta e poco responsabile, dalla quale il PLR si distanzia fermamente.

Cosa chiedeva concretamente la proposta PLRT?

- introduzione anticipata al 1° luglio 2021 della prima fase del salario minimo obbligatorio (fr. 19.00-19.50);

- nel 2023 prima verifica dell’impatto sul mercato del lavoro ticinese e presentazione di un messaggio da parte del Consiglio di Stato al Gran Consiglio con i risultati della valutazione entro settembre 2023. Il Parlamento si esprime entro il 31 dicembre di quell’anno decidendo sul passaggio alla soglia successiva (ossia fr. 19.50-20.00 a partire dal 1. gennaio 2024) o il mantenimento del salario minimo in vigore;

- nel 2025 aggiornamento della verifica da parte del Consiglio di Stato con relativo messaggio al Gran Consiglio entro settembre 2025. Il Parlamento si esprime entro il 31 dicembre di quell’anno confermando il passaggio alla soglia successiva (fr. 20.00-20.50 a partire dal 1. gennaio 2026) o il mantenimento del salario minimo in vigore.