Pascal Couchepin ricorda Pier Felice Barchi

Un osservatore della vita pubblica ha scitto: “In Francia, lo Stato ha costruito la nazione”. La Svizzera moderna non è costruita in questo modo. Si è sviluppata dal basso verso l’alto. Si è costruita e continua a vivere grazie all’impegno delle persone sul piano locale e cantonale, che lavorano con al centro l’interesse generale del Paese. Pier Felice Barchi è stato l’esempio di questo genere di cittadino, senza i quali l’unità e la diversità della Svizzera sarebbero minacciate.

È stato attivo a tutti i livelli dello Stato. Il sindaco di Manno, il giorno dei funerali, ha sottolineato l’interesse di Pier Felice per le quesitoni legate al suo comune. Qualcuno ha ricordato anche il piacere che Pier Felice aveva, in buona compagnia, nell’intonare le vecchie canzoni del repertorio ticinese.

Deputato al Gran Consiglio per 16 anni, era un profondo conoscitore del suo cantone, della sua cultura, degli attori della vita politica, sociale ed economica. Non aveva eguali nel collegare un avvenimento contemporaneo alla storia del cantone. Conosceva e amava ricordare i legami di parentela di una moltitudine di persone.

Era ticinese in primo luogo, ma con lo stesso slancio era profondamente svizzero. La sua perfetta padronanza delle lingue nazionali lo aiutava a tessere legami con persone di culture differenti. Ne ho fatto io stesso l’esperienza, quando ho incontrato Peo a Berna, nei primi anni della mia carriera parlamentare. Nei confronti del giovanissimo Consigliere nazionale che ero allora, ha immediatamente manifestato un’attitudine amichevole, aperta, che è rapidamente sfociata in un’amicizia che è durata nel tempo senza smentirsi. Sono stato estremamente felice di essere parte della sua vita famigliare quando mi propose, con sua moglie Doris, di diventare padrino di uno dei suoi figli, Michele. Mi ricordo con particolare piacere il giorno del battesimo ad Arosio, una nebbiosa sera d’autunno, vissuta però in un’atmosfera estremamente calorosa.

Nel 1983, Pier Felice fu candidato al Consiglio federale. Perse la corsa contro Jean Pascal Delamuraz, sostenuto dal Consigliere federale uscente, Georges André Chevallaz e dalla potente sezione radicale vodese che, tradizionalmente, contava anche sull’appoggio della maggioranza dei radicali zurighesi. Ma la sua candidatura, e, più tardi, quella di Fulvio Pelli, prepararono il terreno al ritorno del Ticino in Consiglio federale con Ignazio Cassis.

Lasciando Berna, Pier Felice non lasciò la politica. Semplicemente la sua passione per la cosa pubblica si manifestò in modo diverso, in particolare attraverso articoli e discorsi, sempre segnati da una filosofia radicale equilibrata e realista.

Peo non era solo un uomo politico. Avvocato brillante, è stato anche amorevole padre di famiglia, sempre molto vicino ai suoi figli. Con Doris ha dato vita ad un focolare felice e caloroso, aperto all’amicizia.

Nel cuore di chi lo ha conosciuto e amato, Peo sarà sempre presente.

Pascal Couchepin, già Consigliere federale