Votate, amici, votate - L'editoriale del 16 aprile

Che senso ha oggi eleggere il vostro Municipio e il vostro Consiglio comunale? Con l’aria che tira, qualcuno potrebbe essere tentato di dare ragione ai disfattisti – quelli per cui le scelte politiche avvengono sempre più in alto, in sfere di potere che orbitano ormai a distanza siderale dalle istituzioni di base della nostra democrazia semidiretta. 

In effetti, le forze illiberali sfruttano abilmente la pandemia per convincerci che il «sistema Svizzera», così come lo conosciamo, è superato: che conviene congedarci da idee e strutture che hanno creato il nostro benessere, anche perché la responsabilità individuale è davvero troppo rischiosa. Meglio la sicurezza di una cella ben amministrata, ci dicono, del brivido di scrivere – ognuno per sé – la storia delle nostre vite.

Domenica in Ticino, però, non celebreremo un rito vestigiale o un residuo folkloristico, come mettere le castagne a seccare nelle grà. I Comuni ticinesi, fin dall’inizio della crisi, hanno riscoperto una vicinanza alla loro popolazione che (forse) sembrava affievolita. Abbiamo visto nascere servizi di assistenza alle persone anziane, offerte didattiche per i bambini, momenti di «convivialità a distanza» per non cedere alla desolante solitudine pandemica. Non mancano tuttora errori e lacune, come sanno bene adolescenti e giovani, ma in generale la risposta è stata straordinaria – ben diversa dalle profezie di chi vorrebbe liquidare l’autonomia locale in nome di ideologie solo in apparenza «efficaci ed efficienti».

Ma non c’è stata solo la crisi: anche a distanza, Municipi e Consigli comunali hanno continuato a progettare: scuole, case anziani, sistemazioni stradali, centri sportivi. Un esempio di ardimento ci è arrivato nei giorni scorsi dalla Vallemaggia, dove il Municipio di Cevio propone una piscina coperta firmata da un architetto spagnolo. A pochi chilometri di distanza la Città di Locarno sceglie una «Nouvelle Belle Epoque» per riqualificare 43mila metri quadrati tra il lago e la Piazza Grande.

Se essere liberali significa diffondere una visione ottimista – della vita personale, della società, del futuro –, possiamo ammettere che in questo ultimo anno la nostra merce fa fatica a trovare acquirenti sul mercato delle idee. Eppure, conviene che non abbandoniamo il sentimento del dovere e la fiducia che contraddistinguono da sempre il nostro partito: ogni (piccola) decisione individuale è un momento di svolta per il mondo – e questo vale anche per le preferenze che esprimeremo come elettrici ed elettori il 18 aprile.

Alessandro Speziali, Presidente