Autunno incandescente per l'economia - L'editoriale del 6 settembre

Per l’economia svizzera l’autunno si fa bollente. Il ritorno verso un franco molto forte, le nostre relazioni con l’Unione europea, le incertezze legate alle conseguenze della Brexit e la guerra commer- ciale condotta dagli Stati Uniti contro quasi tutto il resto del mondo, sono alcuni elementi che toccano direttamente o indirettamente le aziende svizzere, comprese quelle ticinesi.

Per l’economia svizzera l’autunno si fa bollente. Il ritorno verso un franco molto forte, le nostre relazioni con l’Unione europea, le incertezze legate alle conseguenze della Brexit e la guerra commer- ciale condotta dagli Stati Uniti contro quasi tutto il resto del mondo, sono alcuni elementi che toccano direttamente o indirettamente le aziende svizzere, comprese quelle ticinesi. Fra dazi e altre misure non tariffali, come procedure doganali complesse o procedure di omologazione dei prodotti lunghe
e costose, le imprese svizzere esportatrici devono fronteggiare molte situazioni complicate, con

inevitabili ricadute su tutto il sistema economico elvetico. Tutto sotto controllo si potrebbe dire, visto quanto successo nell’ultimo decennio e la nostra grande capacità reattiva. Invero, la reale
o incombente erosione dei margini costituisce una minaccia non da poco, perché limita la capacità d’investimento delle aziende e anche la possibilità di rivedere con una tempistica efficace i propri modelli di business e quindi la loro capacità competitiva. È un elemento da non sottovalutare. Tanto più che le aziende svizzere, e non solo quelle ticinesi, sono confrontate con diffi-

coltà di reclutamento di personale qualificato. Tale fattore rischia di frenare ulteriormente lo sviluppo aziendale. A mio avviso, la Svizzera in questo senso ha una carta fondamentale da giocare: la formazione professionale. Anche in settori come quelli delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), sempre più strategici per le aziende, l’apprendistato sta assumendo un ruolo crescente, perché fornisce una formazione

di ampio respiro e vicina alla cultura aziendale. È solo una delle strade per rimediare alla carenza di personale qualificato, ma vale la pena valorizzarla!

Luca Albertoni, direttore della CC-Ti