Di sport, educazione e autodisciplina - L'editoriale del 29 novembre

Dal movimento alla competizione, lo sport ha rilevato fin dai tempi antichi bisogni e valori, pratiche e simbolismi man mano emersi dal quotidiano darsi da fare per la sopravvivenza. O forse più dall’altro primordiale istinto, quello di riproduzione. Nella società dei consumi lo sport è diventato fattore economico rilevante, paradossalmente, come tante altre cose nate inutili, dalla musica al festeggiare.

Dal movimento alla competizione, lo sport ha rilevato fin dai tempi antichi bisogni e valori, pratiche e simbolismi man mano emersi dal quotidiano darsi da fare per la sopravvivenza. O forse più dall’altro primordiale istinto, quello di riproduzione. Nella società dei consumi lo sport è diventato fattore economico rilevante, paradossalmente, come tante altre cose nate inutili, dalla musica al festeggiare. L’ideale educativo della mente sana in un corpo sano è diventato imperativo di politica sanitaria in un’epoca d’adolescenti sdraiati coi pollici sullo smartphone. Nella tradizione anglosassone la prestazione sportiva è altrettanto importante di quella artistica e di quella che noi reputiamo “scolastica” per antonomasia. Quella del sapere cioè, che va ora mutando, vista la facilità d’accesso in ogni tempo all’informazione, che però conoscenza non è. Si va così facendo più marcato il parallelismo tra l’allenamento necessario per eccellere nello sport (o anche solo per poterlo praticare con soddisfazione) e l’allenamento necessario per orientarsi nella rete senza soccombere alle fake news. Osiamo una parola - disciplina - che riassume le componenti d’impegno, costanza, coerenza, senso critico (ecc.) necessari per diventare persone autonome nella società. O forse, da liberali, autodisciplina, se vogliamo depurarla dall’accezione d’obbedienza ad altri, che ha fatto danni almeno quanti l’anarchia. La disciplina finalizzata al rendersi utili nella società per guadagnarsi il pane non è antitetica, anzi è sempre più identica a quella che ha per scopo il rispetto di sé, la scoperta delle proprie doti e debolezze e soprattutto il lavoro su di sé per rendersi felici: col corpo, la mente e le relazioni con gli altri.

Mauro Dell’Ambrogio