Fra l'altro con l'UE: la ricerca - L'editoriale del 4 ottobre

I programmi europei per la ricerca e l’innovazione finanziano con una dozzina di miliardi ogni anno i progetti più promettenti, tramite concorsi aperti a ricercatori, istituti e aziende dei paesi membri e associati. La Svizzera è associata in seguito agli accordi bilaterali. Il rischio di non poter rinnovare l’associazione dal 2021, per effetto dell’incertezza di accordi con l’UE, è motivo di grande preoccupazione per chiunque si occupi di ricerca in Svizzera.

I programmi europei per la ricerca e l’innovazione finanziano con una dozzina di miliardi ogni anno i progetti più promettenti, tramite concorsi aperti a ricercatori, istituti e aziende dei paesi membri e associati. La Svizzera è associata in seguito agli accordi bilaterali. Il rischio di non poter rinnovare l’associazione dal 2021, per effetto dell’incertezza di accordi con l’UE, è motivo di grande preoccupazione per chiunque si occupi di ricerca in Svizzera.

Abbiamo interesse a partecipare per almeno tre motivi, oltre a quello banale del ritorno finanziario (i nostri partecipanti, più competitivi della media europea, ricevono più del forfait che paga la Confederazione all’UE per dare loro il diritto di partecipare). Anzitutto è necessario partecipare allo sviluppo di nuovi prodotti insieme con partner o futuri clienti o fornitori in Europa per evitare di essere esclusi dal mercato quando questi prodotti si saranno affermati. In secondo luogo vincere un concorso europeo è un trampolino per la carriera; per un giovane talento, indigeno o straniero, la possibilità di partecipare a questa competizione può essere decisiva (come nello sport) per decidere se restare o partire; e le nostre università hanno bisogno dei migliori. In terzo luogo, la selezione fatta da concorsi su scala continentale fa confluire i soldi per la ricerca dove vale la pena; senza questa selezione, i soldi che la Confederazione dovrebbe lei stessa distribuire finirebbero ad accontentare un po’ tutti e non ai migliori in un confronto internazionale. 

Le attività di ricerca e sviluppo, pubbliche e private, sono essenziali per essere competitivi nei settori economici a maggior valore aggiunto: farmaceutica, robotica, microtecnica, tecnologia medica, biotecnologie. Fra tutti i sussidi pubblici, quelli per la ricerca e l’innovazione sono tra quelli che più creano le premesse per posti di lavoro futuri. Lo si può costatare anche in Ticino. Moltissimi posti di lavoro qualificati sono stati creati in settori innovativi, a compensare quelli persi in settori tradizionali. Non solo presso SUPSI, USI ed istituti dove principalmente si fa ricerca, ma anche e soprattutto in tante imprese innovative che direttamente e indirettamente ne beneficiano. I programmi europei hanno avuto un rilevante ruolo in questo dinamismo. L’esclusione da essi farebbe danno prima agli specialisti, alle aziende e alle università che direttamente ne beneficiano; poi a noi come paese tutto.

Mauro Dell’Ambrogio