I costi miliardari del "non fare" - L'editoriale del 14 settembre

In questi giorni, alcuni Paesi europei hanno pubblicato una serie di interessanti statistiche riguardanti i costi del “non fare”. Ebbene, quando la politica rinuncia ad investimenti strutturali, la “fattura” è di quelle davvero salate, si parla di centinaia di miliardi.

In questi giorni, alcuni Paesi europei hanno pubblicato una serie di interessanti statistiche riguardanti i costi del “non fare”. Ebbene, quando la politica rinuncia ad investimenti strutturali, la “fattura” è di quelle davvero salate, si parla di centinaia di miliardi. Starsene politicamente “con le mani in mano” ha un prezzo estremamente elevato, causato principalmente dall’impossibilità per il tessuto economico e per la società in generale di sfruttare le proprie potenzialità. Frenati dalle scelte politiche.

Anche se la situazione in Svizzera è, in generale, molto diversa, un dato merita di essere approfondito: il settore con il maggiore potenziale di sviluppo è quello delle telecomunicazioni, in particolare per quanto attiene l’accessibilità capillare della banda ultra larga. Un tema su cui il PLR si è spesso concentrato, evidenziando e ribadendo la necessità di un rapido sviluppo della “rete” di connessione capillare a livello nazionale. In una società in cui strumenti come lo smartphone o il tablet sono ormai diventati una sorta di appendice agli arti superiori, assicurare in modo uniforme l’accessibilità ai dati è un aspetto fondamentale nel lavoro politico.

Si tratta, infatti, di uno sviluppo che apre diverse opportunità. Dal telelavoro e dall’home office si può arrivare ad una maggiore attrattività per le zone periferiche e anche ad una diminuzione di parte del traffico generato dai lavoratori pendolari che blocca le nostre strade. Da un migliore e più capillare accesso alla rete, possono nascere nuove sfide imprenditoriali e, in definitiva, nuovi posti di lavoro.

Sì alla politica “del fare”, insomma. Per evitare in futuro di vederci recapitare fatture miliardarie.

Michele Morisoli, vicepresidente