La nostra sicurezza ha un nome: Schengen-Dublino

Nell'analisi del Consigliere di Stato PLR ginevrino e presidente della Conferenza latina dei capi di Dipartimento di giustizia e polizia, Pierre Maudet, tutta l'importanza degli accordi di Schengen-Dublino per la sicurezza della Svizzera. “Lasciare Schengen-Dublino sarebbe una decisione controproducente a meno di costruire un muro lungo il confine”.

Da consigliere di Stato incaricato della sicurezza a Ginevra, da Cantone di confine con 100 chilometri di frontiera con la Francia, ma anche e soprattutto da presidente della Conferenza latina dei capi di Dipartimento di giustizia e polizia, vedo ogni giorno quanto siano importanti gli accordi di Schengen/Dublino per la sicurezza del nostro paese.

Chi pensa che lasciare Schengen/Dublino sia un prerequisito necessario per ripristinare la sovranità, che sarebbe solo di facciata, e ritrovare la sicurezza di un tempo, sostengo che non c’è nulla di più falso. In effetti, sarebbe una decisione controproducente a meno di costruire un muro lungo il confine. Tanto più che renderebbe il nostro paese il fianco debole dell’Europa in termini di sicurezza pubblica. Il colmo!
I vantaggi degli accordi di Schengen/Dublino superano di gran lunga gli svantaggi. Degli esempi? In materia di sicurezza, le banche dati SIS, VIS ed Eurodac consentono la cooperazione tra polizie a livello europeo e impediscono al nostro Paese di diventare terreno fertie per la criminalità. In materia di asilo, il fatto che un richiedente possa presentare una sola e unica domanda di asilo all’interno dello spazio di Dublino, impedisce al nostro Paese di essere oggetto d’appello quando uno dei nostri vicini rifiuta di concedere asilo ad un richiedente. In breve, questi accordi ci impediscono di essere sordi e ciechi nella gestione dei flussi migratori, ma anche e soprattutto nella lotta contro il terrorismo.

Economicamente essenziali
La questione del costo economico si pone altresì. Ricordo che il Consiglio federale ha recentemente accertato che la revoca dell’accordo comporterebbe per l’economia svizzera una perdita di reddito annua compresa tra i 4,7 e i 10,7 miliardi di franchi entro il 2030, pari a un calo dal 1,6% al 3,7% del PIL, a cui vanno ad aggiungersi ulteriori costi annui stimati tra i 400 e i 500 milioni di franchi, senza alcuna garanzia di un risultato migliore. Come la libera circolazione delle merci e delle persone genera marginalmente degli effetti negativi, che dobbiamo correggere con misure di accompagnamento, anche gli accordi di Schengen/Dublino ne arrecano. Sono tuttavia assai meno rispetto agli aspetti positivi, che rendono oggi il nostro Paese un’isola di prosperità in Europa.

Per un Paese stabile e prospero
Rafforzare gli effettivi e le risorse del corpo delle guardie di frontiera, e migliorare la cooperazione tra le varie forze di sicurezza nel nostro Paese sono la migliore risposta che possiamo dare. Solo così saremo in grado di mantenere la stabilità, la tranquillità e la qualità della vita che tutto il mondo ci invidia.

Pierre Maudet, Presidente del Consiglio di Stato del Canton Ginevra