Il Corona virus domina la scena quotidiana da qualche settimana e vorrei portarvi una testimonianza di un attore sanitario che opera in 13 Cantoni in Svizzera. In una situazione quasi surreale dove prevalgono sentimenti di preoccupazione e paura, viviamo un settore sanitario che evidenzia tutta la sua schizofrenia, ma che dimostra di essere composto da persone di grande coraggio.
In tutti i Cantoni i dispositivi di pandemia prevedono il coinvolgimento degli attori sanitari indipendentemente se privati o pubblici. In alcuni Cantoni le cliniche private ricoverano pazienti con il virus, in altri le stesse si concentrano su attività complementari non Covid19, alcune cliniche hanno prestato personale e apparecchiature agli ospedali pubblici, altre ancora avranno un ruolo solo nel caso di un ulteriore aumento dell’epidemia. Il tutto risolto in poche ore.
La Confederazione e i Cantoni hanno ordinato a tutta la medicina non urgente di fermarsi e di attendere il proprio impiego. Oggi vediamo alcune strutture e alcuni medici sovraccarichi e altri senza attività, fiduciosi che il loro ruolo di “panchinari” verrà valorizzato a fine crisi. Finalmente tutti sono considerati utili e la solidarietà prende il sopravvento alle strumentalizzazioni politiche e mediatiche.
Il settore privato ad un tratto è essenziale nella gestione della crisi: facilmente gestibile, molto reattivo e agile. Sicuramente una risposta a tutti gli estremisti che nell’artificiale dibattito pubblico-privato negano i vantaggi di un equilibrio, e che si ostinano a promuovere soluzioni o del tutto cubane, o del tutto neoliberiste.
Un sistema sanitario sano è un sistema equilibrato, diffuso, coordinato e capace di adattarsi velocemente ai bisogni della popolazione. Corona insegna.
Dino Cauzza, CEO di Swiss Medical Network