Vogliamo essere davvero responsabili? - L'editoriale del 12 giugno

Uno dei segni della trasformazione epocale nella mentalità dell’Occidente contemporaneo sono i giovani di oggi che hanno seppellito la speranza che la propria generazione possa conoscere un benessere maggiore rispetto a quella precedente. Scrivendo di equità intergenerazionale corro il rischio di ripetermi, ma il chiodo va battuto fino a consumare il martello. 

Uno dei segni della trasformazione epocale nella mentalità dell’Occidente contemporaneo sono i giovani di oggi che hanno seppellito la speranza che la propria generazione possa conoscere un benessere maggiore rispetto a quella precedente. Scrivendo di equità intergenerazionale corro il rischio di ripetermi, ma il chiodo va battuto fino a consumare il martello. 

Un partito che difende orgogliosamente la “responsabilità individuale” deve occuparsi anche della sua declinazione nella sfera collettiva. Il progresso è responsabile soltanto quando è sostenibile, cioè quando consegna alle generazioni successive un Paese in condizioni - sociali, economiche e ambientali - perlomeno non peggiori rispetto a quelle ereditate.

Da Berna a Zurigo, non c’è centro di ricerca che non metta in guardia: crisi della produttività, compressione dei salari, ostacoli all’acquisto della casa primaria e scenari horror tanto nel primo quanto nel secondo pilastro - roba da invocare la più volte citata “Greta Thunberg della previdenza”. Come se non bastasse, il coronavirus ha spin- to la nostra economia sulla soglia di una pesante recessione economica - e visto che la robustezza del welfare è conseguenza del benessere economico - anche la nostra anima sociale dovrebbe essere molto preoccupata.

La spia d’allarme lampeggia con sempre più insistenza perché in gioco c’è la sopravvivenza stessa del nostro sistema e della pace sociale - il famoso “contratto fra generazioni”, che per chi ha meno di 50 anni somiglia sempre più a uno schema Ponzi istituzionalizzato. Di fronte a queste crepe, il PLR è chiamato a essere l’acciaio nel cemento armato che regge la coesione ticinese e svizzera. Un partito intergenerazionale è necessariamente interclassista, e questo significa investire nella scuola pubblica e nella capacità innovatrice del nostro Paese, per riattivare la ridistribuzione delle opportunità e riaccendere la speranza in un futuro davvero sostenibile.

Alessandro Speziali, granconsigliere