Per non tornare alla “riunionite compulsiva”

In queste delicate fasi di (speriamo!) fine-pandemia più grave nemico, dopo il virus, è il fastidioso estremismo di chi auspica una virata a 360 gradi della società al termine dell’emergenza: limitare-azzerare la globalizzazione, bloccare la mobilità, vivere di paura e diffidenza. Altrettanto pericoloso è chi sostiene che si dovrà ripartire “come prima, più di prima”.

Altrettanto pericoloso è chi sostiene che si dovrà ripartire “come prima, più di prima”. Fortunatamente i nostri Governi (Consiglio di Stato e Consiglio Federale) hanno dimostrato capacità di decisione ed equilibrio della fase più acuta della pandemia; ora dovrebbero essere però più chiari nell’illustrare le prossime tappe di normalizzazione, in quanto la società necessita chiarezza. E un po’ di coraggio.

Nel mio piccolo, invece, i mesi di distanziamento mi hanno permesso alcune considerazioni che cercherò di applicare a pandemia conclusa. Non mi soffermo sull’intimità familiare, uscita rafforzata dai lock-down’s, bensì della gestione del tempo. Non ho nessuna voglia di tornare all’era della “riunionite compulsiva”, in cui le agende erano zeppe di appuntamenti: bilaterali di lavoro, commissioni, comitati, tre-quattro serate alla settimana fuori casa, punti alla situazione, business lunch’s, Sandwich-Sitzungen. Km in auto, stressati e col fiato corto, per mezz’ora d’incontro. Partecipazioni sovente distratte, col telefonino in mano, pensando prossimi appuntamenti. No, non più. Cercherò infatti di fare tesoro delle comodità che abbiamo scoperto, in questi mesi, con i vari Zoom, Teams e Skype. Questi ultimi ci hanno permesso di operare produttivamente su più fronti rimanendo “fermi” al campo base (a casa, in ufficio) con oltretutto un maggiore esercizio di sintesi, perché più di due ore in remoto difficilmente si rimane. Vero, in questa modalità manca il contatto umano diretto, la battuta, lo sguardo d’intesa, la visione sul gruppo. Ed è per questo che andrà fatta, nel prossimo futuro, una distinzione tra le riunioni strategiche e di sostanza - per la quali va mantenuta la modalità in presenza - dai brevi incontri “puntuali”, in cui vanno evase poche trattande, comunicazioni di servizio o semplicemente aggiornata la situazione, per le quali è opportuno proseguire in remoto.

Ecco quindi che la “variante Zoom” rimarrà ben impiantata nella mia agenda, a beneficio della produttività generale, della qualità di vita, della sintesi, del tempo passato in famiglia, dell’ecologia. Ma pure - e soprattutto - dell’attenzione e della concentrazione dedicata alle varie riunioni.

Andrea Sartori

Candidato PLR al Municipio e al Consiglio Comunale di Maggia