EOC-Cardiocentro: un epilogo giusto e un'opportunità

Dopo un lunghissimo periodo di diatribe e di tensioni, che hanno alimentato importanti divisioni, non solo politiche ma anche tra i cittadini, il Cardiocentro e l’EOC sono finalmente giunti ad un accordo. Se da un lato il conflitto che ha visto entrambe le parti contrapposte non è certamente condivisibile e sostenibile, non da ultimo se si pensa che è stato oggetto anche di illazioni e strategie elettorali, dall’altro, distogliendo lo sguardo dagli ultimi mesi e proiettandolo al futuro, non possiamo che rallegrarci della notizia odierna. In una delle mie interviste durante la campagna per le elezioni cantonali, ricordo di aver risposto al giornalista che mi chiedeva cosa pensassi della situazione conflittuale in corso, che la mia unica preoccupazione era rivolta a tutelare gli interessi del paziente.

Oggi, vedendo che a vincere sull’ottusità e sulle questioni di principio, è stato il buon senso, ovvero la base legale a sostegno di questo cambiamento previsto già negli statuti della Fondazione, e la saggezza, ritengo abbia vinto il paziente.

Sono convinta dell’assoluta necessità di salvaguardare l’eccellenza del Cardiocentro e sono altrettanto fiduciosa che l’EOC sarà in grado di preservare questo importante valore aggiunto e di farlo fruttare nell’interesse della sanità ticinese.

La stabilità e la sostenibilità del nostro sistema sanitario dipendono dalla capacità degli attori coinvolti, politica compresa, di creare e sviluppare una visione basata sulla complementarietà e sulle collaborazioni.

Le opposizioni e divisioni vanno a scapito della qualità e dell’economicità delle cure e, purtroppo, sono ancora alla base di numerose decisioni dagli effetti negativi. Penso in particolare alla contrapposizione storica e ideologica tra i settori pubblico e privato, che abbiamo cercato di superare nel 2016 con la modifica della Legge sull’EOC (LEOC), purtroppo bocciata alle urne. Credo che la nostra sanità abbia già sofferto fin troppo di queste visioni/divisioni ideologiche utilizzate come strumenti in mano alle differenti forze politiche. Del resto, le modifiche della LAMal del 2007 hanno posto su un piano di assoluta parità tutti gli istituti indipendentemente dalla forma giuridica, pubblica o privata, purché necessari alla copertura del fabbisogno.

L’esperienza ci insegna che tutte le strutture sanitarie del nostro Cantone hanno caratteristiche peculiari che le rendono uniche e fondamentali per il buon funzionamento del sistema. I cittadini lo sanno e sono i primi a riconoscerlo.

Ciò non toglie che, anche alla luce delle ultime sentenze del Tribunale Amministrativo Federale in materia pianificatoria, un lavoro di riorganizzazione si renda necessario per garantire l’efficienza delle cure.

Spero i tempi siano finalmente maturi per superare il divario pubblico privato e per migliorare l’offerta al paziente riaprendo quei dossier che nel 2016 sono stati accantonati, non curanti che le collaborazioni sono non solo logiche ma anche necessarie. Spero altresì che avremo il coraggio di fare delle scelte che possano dirsi tali, basate su criteri oggettivi e chiari... solo così si potrà superare l’impasse ideologico che ci sta facendo marciare sul posto a fronte di un fabbisogno che, sia a livello cantonale che a livello nazionale, sta cambiando velocemente.

Michela Pfyffer
Candidata PLRT al Consiglio nazionale, Ticinonews, 10 agosto 2019