I cittadini dell’Ue possono accedere e risiedere nel nostro Paese “se dispongono di un contratto di lavoro valido, se svolgono un’attività indipendente oppure, non esercitando un’attività lucrativa, se dispongono di mezzi finanziari sufficienti per sopperire alle proprie necessità e se hanno stipulato un’assicurazione malattie”. Questo quanto dice l’accordo di libera circolazione (Alc) in votazione il prossimo 27.9 (fonte: Dipartimento federale degli Affari esteri). L’afflusso di migranti africani accolti in Svizzera nei centri di accoglienza non c’entra nulla. Gli oltre 60’000 frontalieri in Ticino neppure.
L’Udc sta confondendo le carte mettendo tutto nello stesso calderone. Solita tattica. L’importante è ribadire il classico ritornello contro lo straniero qualsiasi esso sia e a qualunque costo. Facciamo due calcoli. In Ticino ogni anno circa 3’000 giovani terminano l’obbligo scolastico, di questi quasi la metà prosegue negli studi superiori e l’altra metà sceglie un percorso professionale. Il mercato del lavoro in Ticino richiede ogni anno approssimativamente 5’000 nuovi lavoratori. La discrepanza tra domanda e offerta è evidente. Dove recuperiamo le 2’000 unità mancanti se non dall’estero? Poniamoci alcune semplici domande; conosciamo badanti ticinesi? Quante case anziani dovremmo chiudere senza manodopera straniera? A quante strutture ospedaliere dovremmo rinunciare senza medici e infermieri stranieri?
Il Ticino soffre la pressione lombarda. Certamente. Per questo abbiamo chiesto di valutare misure specifiche secondo la clausola di salvaguardia elaborata nel rapporto del prof. Ambühl (Ethz), proposta dal Consigliere di Stato Christian Vitta e condivisa dal Consiglio federale per la gestione dell’immigrazione nel 2016. Sarebbe stato certamente un primo passo nella giusta direzione. Il problema evidente è che molti frontalieri, oggi anche molto ben qualificati, sono disposti a lavorare ad un salario inferiore rispetto ai ticinesi e se lo possono ampiamente permettere. Disturba in particolare l’incremento del personale straniero nel terziario avanzato (nelle banche e assicurazioni, nell’insegnamento, negli studi di architettura, di avvocatura e d’ingegneria ecc.). Anzi, credo proprio sia questo aspetto che amareggia di più molti ticinesi. Ma in realtà questo aspetto con l’Alc non c’entra nulla. Nei casi dove lo straniero si è trasferito in Ticino recuperiamo fiscalità e contributi. Abrogassimo l’Alc queste persone cosa farebbero? Visto che l’intenzione dichiarata degli iniziativisti è di rendere più difficile risiedere in Svizzera, questi infoltirebbero ulteriormente la schiera dei frontalieri. Il Mendrisiotto ringrazia.
E come la mettiamo con l’economia svizzera per la quale l’esportazione è fondamentale in considerazione del fatto che ogni secondo franco è generato con l’estero. E di questo oltre la metà con i Paesi dell’Ue. Siamo davvero pronti a mettere in dubbio i bilaterali che ci hanno consentito questa crescita? Nel dopo pandemia saremo chiamati ad affrontare una grave crisi economica e la proposta dell’Udc è quella di tagliare i ponti con il nostro partner economico principale. L’iniziativa al voto il 27 settembre è una foglia di fico che non risolve nulla; anzi ci porrebbe di fronte a nuovi problemi difficilmente risolvibili paventando il ricatto del blocco del Gottardo. Meglio mantenere saldi gli Accordi bilaterali, l’unica vera alternativa all’adesione (che nessuno vuole!), impegnandosi nel controllo del rispetto delle regole: ogni abuso va sanzionato. Voglio bene alla Svizzera, difendo la sua autonomia, indipendenza e neutralità e non mi piace per nulla il mostro burocratico e amministrativo europeo. Ma mi preoccupo soprattutto del benessere dei suoi cittadini e dei nostri nipoti. Non posso quindi sostenere posizioni di comodo e meri calcoli politici di bottega sacrificando gli interessi della Svizzera. Per questi motivi voterò un convinto no all’iniziativa Udc per l’abrogazione dell’Alc il prossimo 27 settembre.
Bixio Caprara, presidente, laRegione, 25 agosto 2020