L’Europa e gli affari di famiglia

Ho molta ammirazione per le aziende svizzere innovative e competitive. Una di queste è sicuramente la EMS-Chemie: sede nei Grigioni, quasi 3.000 dipendenti, utili importanti e prodotti di grande contenuto tecnologico nel settore delle plastiche speciali. Ma non solo: forse non tutti sanno che gli airbag salvavita montati nelle auto di mezzo mondo si attivano al momento giusto grazie ai sensori prodotti dalla EMS. Ciò che invece si sa è che questa prestigiosa realtà appartiene alla famiglia Blocher ed è oggi diretta dalla figlia dell’ex consigliere federale, la parlamentare UDC Magdalena Martullo Blocher. Basta uno sguardo al sito web dell’azienda in questione per capire quanto EMS sia ramificata internazionalmente. Impianti produttivi in Germania, Spagna, Inghilterra, Cechia, Romania, Ucraina per non citare quelli in Asia e in America, strutture di distribuzione in Italia, Francia e Inghilterra e aziende partner in altri 12 Paesi europei. Sembrerebbe dunque impossibile la convivenza politica dell’imprenditrice Martullo Blocher con il suo partito, l’UDC, che propugna un’idea di Svizzera autarchica e ci descrive qualsiasi discussione con l’UE come un’abdicazione di sovranità, un segno di fiacchezza patriottica. La deputata più ricca di tutto il Parlamento messo insieme (patrimonio stimato circa 4 miliardi, ossia cinque volte tanto quello di tutti i deputati federali), è dunque una globalizzatrice che fa affari con tutto il mondo. Forse che l’Alleingang vale solo per i comizi? Certo, la signora Martullo Blocher potrebbe liquidare la questione dicendo che si può volere il libero commercio anche senza accordi bilaterali con l’UE, confidando in intese con singoli Stati o, appunto, aprendo stabilimenti o avviando partnership in Paesi UE, di fatto bypassando così il problema. Oppure, come va molto di moda, dire che il futuro sono i mercati asiatici, cinese, indiano e USA, dunque dell’UE chi se ne importa (dimenticando che l’export verso l’Europa è il 60% del nostro totale). Ma siamo realisti: gli affari, i contatti e i contratti, richiedono regole. L’abbiamo visto (e pagato sulla nostra pelle) con la piazza finanziaria elvetica. La Svizzera non può avere clienti, investimenti e interessi sparsi in tutto il mondo ma al contempo conservare la possibilità di decidere localmente le regole di tutto ciò, e nemmeno avere norme tutte sue non compatibili con quelle dei suoi partner maggiori. Offriamo con successo al pianeta intero i nostri servizi bancari, i nostri farmaci, la nostra meccanica di precisione, i nostri treni e persino aerei: dovremmo poter decidere, sempre e solo noi, sui temi che riguardano proprio questi ambiti? Non si tratta certo di farci dire dall’UE o da chicchessia come debba funzionare la nostra democrazia o quali siano i nostri diritti fondamentali, ci mancherebbe altro. Per questo, evidentemente, c’è la nostra Costituzione, ma, per favore, evitiamo di pensare come se esistesse un’offerta che non debba mai tenere conto anche del punto di vista della domanda. Lo sa d’altronde bene pure la parlamentare UDC Magdalena Martullo Blocher, tanto che, nel suo ruolo di membro del Comitato di Economiesuisse, non ha votato contro l’accordo quadro con l’UE (si è astenuta) e, per di più, nella trasmissione Arena (SRF 1, 7 giugno) ha confermato l’importanza degli accordi bilaterali e la necessità di mantenerli. Eh già, gli affari di famiglia.

Natalia Ferrara, candidata PLR al Consiglio nazionale, Corriere del Ticino, 5 settembre 2019