Più fermezza per combattere il malaffare

Quando leggi per l’ennesima volta «Scarcerati e scomparsi» (cfr. CdT del 9 ottobre scorso) ti fai qualche domanda. Imputati irreperibili, processi in contumacia e condanne che con tutta probabilità non saranno mai scontate: è giustizia, questa? Delinquenti e criminali che si rendono uccel di bosco se la ridono e si sentono ancora più forti per essere riusciti a farsi beffa della giustizia svizzera. Messaggio pericoloso: «Vai in Svizzera per imbrogliare, truffare, rapinare, spacciare, e… magari la fai franca, se ti beccano te la cavi con poco, poi ti lasciano andare e chi s’è visto s’è visto». Pur non essendo più la bucolica Svizzera di Heidi, siamo ancora un Paese sicuro ma dobbiamo drizzare le antenne e farlo in fretta. Organizzazioni mafiose hanno messo radici anche da noi. Orchestrano il riciclaggio di denaro, il commercio di stupefacenti, la tratta di essere umani finalizzata allo sfruttamento sessuale, si infiltrano nella ristorazione e nel mercato immobiliare. Gestiscono attività di copertura, generano un apri-chiudi di commerci (che è sotto gli occhi di tutti) e un dilagare di piccole attività e di insana imprenditorialità, mietono precarietà nel mondo del lavoro e fallimenti in odore di abuso. La procuratrice federale Dounia Rezzonico, esprimendosi in un dibattito a Lugano, ha detto chiaramente che la legge svizzera non contempla i reati di associazione mafiosa ma solo quello di organizzazione criminale punibili al massimo con cinque anni di carcere. Il nuovo procuratore generale Andrea Pagani va dicendo da mesi che nell’ambito dei reati economici e finanziari ci vogliono «correzioni», che le procedure pendenti sono troppe e rischiano la prescrizione e che una giustizia non celere non è giustizia. Due opinioni autorevoli ma che non rinfrancano la fiducia del cittadino comune verso il sistema giudiziario. Purtroppo, il legislatore ha sottovalutato i campanelli di allarme e ha accumulato un consistente ritardo nel correlare le normative all’evoluzione della delinquenza e della criminalità, in particolare per quanto riguarda le infiltrazioni malavitose. Siamo in zona Cesarini per reagire con fermezza. Dobbiamo farlo per proteggere il nostro Paese, le nostre istituzioni, i nostri valori, la sicurezza individuale e collettiva. Il cittadino onesto deve poter constatare che la giustizia viene amministrata con rigore e proporzionalità, come si addice a uno stato di diritto. Il malvivente deve sapere che qui non è terreno propizio per il malaffare.

Michele Bertini
Vicesindaco PLR di Lugano, Corriere del Ticino, 11 ottobre 2018