Centro educativo chiuso per minorenni: la risposta ad un grido di aiuto

Il centro educativo chiuso per minorenni è la risposta ad un chiaro grido di aiuto. Quasi dodici anni dopo l’iniziativa “Le pacche sulle spalle non bastano” dei Giovani Liberali Radicali Ticinesi, che chiedeva la creazione di una struttura multifunzionale per la detenzione preventiva per adolescenti, finalmente si arriva ad una soluzione. Per il PLR è un passo nella giusta direzione, auspicato da molti esperti del settore – dal magistrato dei minorenni, agli specialisti, passando per i funzionari del DSS. Il centro permetterà di avere a disposizione una struttura che ha dato prova di efficacia in diverse altre realtà nel nostro paese in favore dei giovani e delle famiglie in forte difficoltà.

L’obiettivo ultimo di un centro educativo chiuso per minorenni non è certo quello di promuovere la detenzione degli adolescenti, quanto di promuoverne il reinserimento in società dopo un periodo difficile. In altre regioni della Svizzera, dove questi centri già esistono, circa il 50% dei ragazzi alla fine del percorso ritorna a casa, senza dover passare per altri istituti. La mancanza di una tale struttura in Ticino, problema su cui il PLR si è chinato con 4 atti parlamentari negli ultimi anni, ha costretto i giovani ticinesi a dover essere trasferiti a Friborgo, dove oltre ad una situazione già di per sé difficile, hanno dovuto affrontare problemi di lingua e di lontananza da casa. Il centro in Ticino permetterà di affrontare i casi più acuti di disagio e fungerà da punto di riferimento. Ma non va dimenticato che il problema del disagio giovanile va combattuto a 360 gradi anche con una politica giovanile “amica”, con proposte di aggregazione, con lo sport, con meno restrizioni e più fiducia.

Sempre osservando quanto avviene in altre realtà elvetiche che già si confrontano con centri educativi di questo tipo, appare chiaro al PLR che la scelta del Consiglio di Stato di appoggiarsi su una gestione privata da parte di un ente senza scopo di lucro e che disponga delle giuste competenze e specializzazioni, sia quella corretta. Anche in questo caso si tratta di pensare in primo luogo al futuro di questi giovani in difficoltà.

Daniel Mitric, presidente GLRT: “La decisione del Gran Consiglio permette di concretizzare la richiesta sottoscritta ormai oltre dieci anni fa da 12'102 persone, che hanno richiesto a gran voce di attuare un reinserimento sociale per i minorenni problematici. Di fronte alla delinquenza giovanile, non possiamo infatti permetterci di abbandonare a sé stessi i giovani che hanno bisogno di aiuto e che meritano, come tutti, un’altra possibilità”.

Stefano Steiger, primo firmatario dell’iniziativa: “Fa molto piacere che finalmente si arrivi ad una soluzione. Sono trascorsi ben 12 anni dalla raccolta firme dell’iniziativa popolare e il compromesso che era poi stato raggiunto con l’allora Consigliere di Stato Paolo Beltraminelli, con i funzionari e con il  magistrato dei minorenni creava le basi per una struttura necessaria a quel tempo, come oggi. Ringrazio chi in questi anni ha portato avanti il lavoro, come la relatrice Cristina Maderni e chi, prima di lei, ha avuto in mano il messaggio. Grazie anche e soprattutto a quei giovani che nel 2010 hanno raccolto le 12mila firme e a tutti quelli che ci hanno aiutati. Dodici anni sono tanti, francamente troppi per evadere un’iniziativa popolare e per rispondere alla problematica del disagio e della violenza giovanile. Purtroppo, ci si è anche dovuti confrontare con molta ideologia e tanto ostruzionismo. Questo è in ogni caso un bel giorno perché si passa dalle parole ai fatti”.

LEGGI QUI l'intervento di Fabio Käppeli in rappresentanza dei promotori dell’iniziativa “Le pacche sulle spalle non bastano…” dell’11 maggio 2010

LEGGI QUI l'intervento di Cristina Maderni, relatrice al Messaggio 7086

LEGGI QUI l'intervento di Maristella Polli a nome del Gruppo PLR