Il Club dei 1000 incontra a Lugano il Consigliere federale Ignazio Cassis

Sala gremita da oltre 250 persone al Palazzo dei Congressi di Lugano per l’incontro promosso dal Club dei 1000 del PLRT con il Consigliere federale Ignazio Cassis, che ha ripercorso i suoi primi 100 giorni a capo del Dipartimento federale degli affari esteri. “Mi trovo bene con i colleghi di governo. Spazio per la soggettività nella politica estera c’è, ma è tradizionalmente un settore in cui la responsabilità è dell’insieme del governo. Il ministro degli esteri è semmai il capitano della squadra, ma è la squadra che gioca la partita”.

Sala gremita da oltre 250 persone al Palazzo dei Congressi di Lugano per l’incontro promosso dal Club dei 1000 del PLRT con il Consigliere federale Ignazio Cassis, che ha ripercorso i suoi primi 100 giorni a capo del Dipartimento federale degli affari esteri. “Mi trovo bene con i colleghi di governo. Spazio per la soggettività nella politica estera c’è, ma è tradizionalmente un settore in cui la responsabilità è dell’insieme del governo. Il ministro degli esteri è semmai il capitano della squadra, ma è la squadra che gioca la partita”.

Intervistato da Adriano Cavadini, coordinatore del Club dei 1000 e dall’ex direttore del Corriere del Ticino, Giancarlo Dillena, Cassis ha dapprima spiegato di essere “sorpreso da quanto si dialoga con i colleghi di governo prima delle sedute. Con Johann Schneider Ammann porto in Consiglio federale una visione liberale radicale. Poi la decisione può essere liberale radicale o non esserlo. Queste sono le semplici regole del gioco”. Stuzzicato da Dillena sul fatto di essere subito stato bersagliato da alcune critiche, il Consigliere federale ha risposto con una certa dose d’ironia. “Mi danno la colpa? L’espressione ‘è colpa di Cassis’ è stata coniata ancor prima che venissi eletto in governo”. Anche perché la parola “reset” è diventata la parola dell’anno. “Ho toccato il cuore del problema e sono stato martellato su questo aspetto ancor prima di aver terminato i miei primi 100 giorni”, ha confermato Cassis.

Cassis ha poi descritto anche il suo lavoro all’interno della diplomazia della Confederazione. “Abbiamo una diplomazia ai massimi livelli nel mondo, ma va guidata, altrimenti ognuno si costruisce il proprio orticello. In particolar modo vale per i diplomatici, che godono già di uno statuto, per così dire, più nobile all’interno dell’Amministrazione. Se sono guidati politicamente sono molto leali al ‘capo’. Sono, per certi versi, educati per obbedire”.

Un grande tema per il Dipartimento degli affari esteri è certamente l’Europa. “La parola delicato è addirittura prudente su questo tema, è quasi un trauma in questi ultimi anni. Diventa addirittura difficile parlarne. Il mio compito è un po’ quello di fare lo psicoterapeuta di gruppo, per portare almeno un po’ di serenità. Ridare struttura al discorso per affrontarlo con la necessaria serenità era centrale. Il rapporto con i Paesi limitrofi è da sempre al centro della storia svizzera. Dal difficile rapporto con gli Asburgo è nata la Svizzera del 1291. La Svizzera è nata proprio da queste difficoltà nei rapporti con l’estero. Dal bisogno di differenziarci dagli uguali ma non proprio”.