A luglio saranno vent’anni che Giuseppe Buffi ci ha lasciato. Molti ricorderanno quei giorni quando la notizia della morte del presidente del Governo si diffuse in ogni angolo del Ticino e fuori Cantone. Buffi stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza con i famigliari a Chioggia quando un malore lo colse alla guida della sua autovettura. Sgomento, incredulità e profonda tristezza accompagnarono quella scomparsa che privò il Cantone di una personalità carismatica e visionaria. Un politico di spicco che molto opportunamente il PLR ricorderà sabato 14 marzo a Bellinzona.
Giornalista agguerrito forgiato al Dovere dalla scuola di Plinio Verda subentrò in Governo nel 1986 a Carlo Speziali. A lui si deve, con altri, l’istituzione nel 1996 dell’USI che seppe realizzare superando non poche resistenze nel Paese e fuori Cantone. Fu una scelta coraggiosa in un periodo di difficoltà finanziarie, fu soprattutto un contributo – così amava ripetere – del Ticino alla Svizzera intera. Quello universitario però non fu il solo traguardo raggiunto, poiché anche in ambito scolastico e culturale Buffi ha lasciato un segno tangibile del suo intelligente operare. Buffi aveva una dote innata di cogliere le dinamiche del Paese, di recepire le attese delle persone e di mediare fronti contrapposti.
Ricordo un suo rientro imprevisto a Bellinzona da una seduta in corso della Conferenza romanda e ticinese dell’educazione per sedare il contrasto sorto tra i suoi due colleghi Marina Masoni e Pietro Martinelli. Spirito indipendente, a volte anche dal PLR, Giuseppe Buffi è stato un punto di riferimento per molti e un protagonista di una stagione politica in cui la stampa d’opinione e di partito erano ancora ben presenti. In suo ricordo alcune città gli hanno dedicato piazze e strade. Altrettanto fa ora, doverosamente, il Partito in segno di riconoscenza per un servitore dello Stato che aveva solidi valori, idee e fiuto politico. Merce rara di questi tempi.
Diego Erba