Il tema - Fondamentale tenere aperte le scuole

La pandemia è un’esperienza estrema per allievi, famiglie, docenti e direzioni scolastiche. L’emergenza sanitaria che la scorsa primavera ha portato alla chiusura delle scuole, ci ha insegnato molto.

Bellinzona, 28 settembre 2012 - Ti diamo la parola - Omar Gianora foto Crinari

La pandemia è un’esperienza estrema per allievi, famiglie, docenti e direzioni scolastiche. L’emergenza sanitaria che la scorsa primavera ha portato alla chiusura delle scuole, ci ha insegnato molto. Ci ha lasciato in eredità la convinzione che la scuola è tale quando è fatta in presenza, nelle aule, con lezioni tenute “dal vivo” dai docenti. Una presenza che offre un’opportunità unica di formazione agli allievi anche perché favorisce il confronto, e quella rituale quotidianità che scandisce il trascorrere del tempo, intercalando nelle giornate degli studenti in modo distinto il tempo per l’apprendimento e quello per lo svago, il luogo dello studio collettivo e quello degli affetti famigliari. Si tratta di un modello di scuola che lega strettamente il processo di apprendimento e lo spazio in cui avviene: quello degli istituti scolastici.

Recenti studi, svolti in altre nazioni che hanno a lungo chiuso le scuole, rivelano un effetto negativo della chiusura sui giovani, con conseguenze che si ripercuoteranno nel lungo termine, soprattutto fra coloro che a casa propria non hanno il privilegio di avere spazi e infrastrutture adatte ad una didattica a distanza. Indagini cantonali hanno inoltre attestato come docenti e allievi abbiano sviluppato negli scorsi mesi parecchie competenze digitali, evidenziando alcune potenzialità delle forme di insegnamento a distanza, ma anche i limiti di un insegnamento svolto forzatamente e unicamente a distanza.

Questa pandemia, come fu il caso per quella di influenza del 1918, imporrà un’accelerazione ai cambiamenti, verosimilmente anche in ambito didattico. Ma implementazione della formazione a distanza e affinamento delle competenze digitali nell’insegnamento sono due processi distinti, che si sono sovrapposti improvvisamente a causa dalle condizioni sanitarie e non per scelte didattiche. Sebbene abbia raggiunto l’obiettivo che l’istituzione si prefiggeva in un contesto di emergenza sanitaria, la formazione a distanza ha mostrato chiari segnali di inadeguatezza rispetto alle esigenze di una scuola di qualità. L’apprendimento e l’insegnamento presuppongono infatti, soprattutto nelle fasce di età precedenti gli studi universitari, uno stare insieme in una comunità vivente, che sostiene la crescita del giovane permettendogli di fare giornalmente esperienze insostituibili, all’interno di una routine rassicurante e di un ambiente protettivo.

Dall’inizio del nuovo anno scolastico, sono trascorsi quattro mesi di scuola che, considerata la straordinarietà del contesto, possiamo davvero definire “di normalità”, con scuole aperte e lezioni in presenza. Alto è il senso di responsabilità per il rispetto dei piani di protezione fra coloro che vivono la scuola. Insegnanti e direzioni sentono certamente la “fatica del presente” e sono confrontati con difficoltà simili a quelle che stanno vivendo i ragazzi. Ma si percepisce in modo tangibile, in chi frequenta gli istituti, la voglia di essere presenti a scuola.

Omar Gianora, docente e vicepresidente