L'anno che verrà - L'editoriale del 20 dicembre

Lucio Dalla ha dedicato una riuscita canzone al passare degli anni. Tra il serio e il faceto riflette sulle nostre fragilità, ironizza su alcuni luoghi comuni e propone qualche utopia quale buon auspicio per il nuovo anno. Licenza poetica di cui la politica non può beneficiare o perlomeno dovrebbe usarla con moderazione.

Lucio Dalla ha dedicato una riuscita canzone al passare degli anni. Tra il serio e il faceto riflette sulle nostre fragilità, ironizza su alcuni luoghi comuni e propone qualche utopia quale buon auspicio per il nuovo anno. Licenza poetica di cui la politica non può beneficiare o perlomeno dovrebbe usarla con moderazione.

Chiudiamo un anno elettorale con una primavera dedicata alle cantonali e un autunno alle federali. Se in primavera i prati liberaliradicali sono stati moderatamente rigogliosi l’autunno elettorale ci ha detto che “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” (Ungaretti). La rielezione confortevole di Ignazio Cassis in Consiglio federale ci ha infine rinfrancati per l’attenzione espressa dal parlamento federale verso la Svizzera italiana.

Il periodo è proficuo per i bilanci, nel contesto famigliare, professionale e politico. Ognuno di noi valuterà gli aspetti positivi e quelli meno, ognuno di noi penserà a cosa potrà fare meglio e si prefiggerà nuovi obiettivi e nuove mete da raggiungere. Ho, come molti di voi, parecchi amici e conoscenti che purtroppo sono confrontati con importanti problemi di salute. A loro il mio primo pensiero condividendo che in certe circostanze non è difficile capire quali siano le priorità vere. Oltre alla salute e ai famigerati premi di cassa malati, la mobilità e l’ambiente ci innervosiscono, il mondo del lavoro ci stressa e le cupe prospettive della pensione ci preoccupano. Per ogni problematica non esistono soluzioni magiche o miracolose bensì istituzioni solide in grado di risolverle grazie alla qualità del proprio metodo di lavoro e all’approccio federalista.

Recentemente mi ha colpito un’affermazione fatta da Joël Dicker (CdT 02.12.19), giovane scrittore ginevrino di grande successo, che dice; “la riscoperta del mio essere svizzero …  ho capito che cosa significa l’identità svizzera, ho scoperto i valori come il lavoro e il rispetto. Sono molto fiero di appartenere a un popolo che ha costruito la sua identità sulle diversità e sul fatto di vivere tutti insieme.” Grazie Dicker per ricordarcelo.

Ringrazio tutti voi, care e cari liberaliradicali, per la passione che esprimete per questo paese straordinario nel quale i principi della democrazia liberale ci permetteranno di superare le esistenti difficoltà. Con gli auguri a tutti voi di buone feste a un ottimo avvio del nuovo anno, lavoriamo insieme per amore del Ticino e del nostro paese.

Bixio Caprara, presidente