Ministro Cassis. Il Consiglio federale ha più volte ripetuto che popolazione ed economia trarranno vantaggio dalla legge sul CO2: perché ne siete così convinti?
Perché con questa legge facciamo un passo avanti sia per la protezione del clima che per l’economia. Gli aspetti ambientali sono oggi un tema molto sentito. Inoltre la legge genera maggiori investimenti in Svizzera e giova così alla nostra economia e alla nostra prosperità. Per esempio saranno finanziati il risanamento di edifici, la sostituzione di vecchi riscaldamenti a olio o le stazioni di ricarica per le automobili elettriche. Ne approfitteranno sia le aziende elettriche che le imprese di impianti sanitari, gli studi di ingegneria o il settore edilizio.
La legge permette di creare posti di lavoro in Svizzera. In futuro inoltre le imprese potranno farsi esonerare dal pagamento della tassa sul CO2 se realizzano investimenti in progetti di protezione climatica; anche gli alberghi, i ristoranti o le panetterie. Un bel vantaggio anche per le piccole medie imprese.
Eppure la politica climatica della Svizzera divide non solo gli ambienti economici ma anche gli attivisti del clima. Sono ragioni che possono essere condivise?
Alcuni vorrebbero che si facesse di più, altri di meno. Ciò dimostra che la legge sul CO2 è un compromesso valido. Anche la Svizzera, come altri Paesi, vuole fare di più per il clima. Le conseguenze dei cambiamenti climatici sono infatti già oggi visibili: i ghiacciai si sciolgono e aumentano le inondazioni, le frane e gli scoscendimenti. Tutto questo genera sofferenza e costi.
Tutte le forze politiche sono chiamate a confrontarsi con questo tema; è il miglior modo per evitare che esso venga trattato in modo ideologico e con idee assolutiste. Servono soluzioni equilibrate, che non si basino unicamente su divieti e tasse, ma che contemplino anche una visione liberale della società. Con la proposta in votazione facciamo un passo in questo senso.
Quali saranno le conseguenze in assenza della legge sul CO2? E come la Svizzera potrà rispettare l’accordo di Parigi senza una legislazione?
In caso di rifiuto della legge la Svizzera non riuscirebbe a ridurre le emissioni di CO2 ai livelli auspicati. Inoltre ci sarebbe meno denaro a disposizione per investire in progetti rispettosi del clima. Continueremmo anche a restare fortemente dipendenti dalle imprese petrolifere estere. Negli ultimi 10 anni abbiamo speso 80 miliardi di franchi nelle importazioni di gas e petrolio; sono persuaso che avremmo fatto meglio a investire parte di questi soldi nel nostro Paese, riducendo nel contempo la dipendenza dall’estero. Il Consiglio federale è fiducioso: nessun’altra legge di protezione del clima ha goduto in passato di un così ampio sostegno, dai contadini alle regioni di montagna, dal TCS alle banche, fino alle organizzazioni dei consumatori.