Un Ticino digitale, etico e coesivo - L'editoriale del 1° marzo

La trasformazione digitale è il motore del futuro. È la cinghia di trasmissione grazie a cui si imporranno modelli comportamentali e operativi nuovi, in gran parte ad oggi sconosciuti. Non escluderà nessuno dei temi a noi più cari. Non mi riferisco solo al lavoro e alla scuola, ma a tutti gli elementi della società civile. Non è dunque un caso che il nostro programma di legislatura si soffermi ripetutamente sull’argomento.

La trasformazione digitale è il motore del futuro. È la cinghia di trasmissione grazie a cui si imporranno modelli comportamentali e operativi nuovi, in gran parte ad oggi sconosciuti. Non escluderà nessuno dei temi a noi più cari. Non mi riferisco solo al lavoro e alla scuola, ma a tutti gli elementi della società civile. Non è dunque un caso che il nostro programma di legislatura si soffermi ripetutamente sull’argomento.

Al momento attuale il dibattito si focalizza su singole, se pur importanti, componenti della sfida: la digitalizzazione delle aule scolastiche, l’incentivazione alle start up innovative e alla diffusione dell’intelligenza artificiale, la “smart city”, l’internet veloce sull’intero territorio finalizzato a mantenere lavoro e quindi vita nelle Valli. Il prossimo passo è mettere questi elementi assieme. Comporre l’intero puzzle signi ca pianificare non più l’impresa 4.0 o la scuola 4.0, bensì la società 5.0 che verrà a ruota. Un futuro che garantisca equità e coesione al Ticino digitale è un traguardo che non è scontato: esistono anche scenari negativi che vanno scongiurati.

La mia proposta forte? Lanciare subito un tavolo di etica digitale, una task force che dialoghi con la politica indicando come guidare la trasformazione. Attenzione: non abbiamo bisogno di parolai, di sognatori né di chi pensa sempre in negativo, ma di una cellula di persone responsabili e competenti che giungano a proporre vie di sviluppo concrete e attuabili con velocità.