Strategia Covid-19: dopo tanta incertezza e incoerenza, che il Ticino alzi la voce

Chiusure totali o misure mirate: occorre scegliere una via. Ma non si chiudano le scuole!

Nella consultazione lanciata dalla Confederazione sulla via da intraprendere nelle prossime settimane di lotta al Covid-19, come PLRT auspichiamo che il Consiglio di Stato assuma una posizione critica verso Berna: l’incertezza attuale non fa bene a nessuno. O diamo certezza con chiusure drastiche – ma la cronaca internazionale mette in dubbio la reale efficacia di un lockdown generalizzato – o permettiamo alla società di respirare senza soffocare interi settori (esercizi pubblici, culturali e sportivi) dove in realtà le misure di protezione si possono rispettare pienamente. Anzi, questi settori rappresentano una valvola di sfogo controllata per la popolazione. Il Presidente PLR Alessandro Speziali: “È ora di scegliere una via e seguirla con convinzione, coerenza e senza tentennamenti. Tuttavia, siamo molto scettici sulla via del lockdown generalizzato e contrari a una pericolosa chiusura delle scuole.”

Come PLRT proponiamo dunque un piano con 6 misure immediatamente applicabili:

1. Evitare a ogni costo una nuova chiusura delle scuole. Ci opponiamo fermamente a questa ipotesi, perché il disagio, la violenza e i problemi tra le mura domestiche stanno riprendendo quota. Inoltre, a casa propria non tutte le famiglie hanno il privilegio di disporre dello spazio, dell tempo, delle competenze e della serenità necessaria per seguire adeguatamente i propri figli nel percorso scolastico. Non dobbiamo dimenticare la complessità sociale e sottovalutare le problematiche silenti – ma molto gravi – che sono già state osservate durante la prima ondata.

2. Vaccinazioni: non possiamo accettare inefficienze. Dopo il mal funzionamento dell’App Swisscovid, dopo il sistema di tracciamento in difficoltà e un inizio tardivo in Ticino della campagna di vaccinazione – malgrado il vaccino sia la nostra via d'uscita alla crisi – non possiamo accettare ulteriori errori o rallentamenti.

3. Misure di sostegno immediate. Dopo la pronta proposta del DFE attualmente in fase di ratifica da parte del Parlamento e in attesa che Berna annunci nuove misure di sostegno, occorre esercitare tutta la pressione necessaria affinché le autorità federali rafforzino con coraggio le misure di sostegno (adeguate settore per settore) per aziende e indipendenti, in particolare per i settori che saranno probabilmente colpiti fino a fine febbraio. I risultati 2020 della BNS lasciano ben sperare e potrebbero costituire l’occasione per il Consiglio federale di richiedere all’istituto una maggiore distribuzione degli utili, rispetto ai 4 miliardi previsti. Non possiamo tergiversare e anche il Cantone dovrà essere pronto e reattivo nel valutare e, se del caso, completare quanto proposto dal Consiglio federale.

Anche le aziende sane e gli indipendenti virtuosi sono sempre più in difficoltà. Come PLRT auspichiamo per esempio la riattivazione dei crediti COVID o la creazione di un programma di fideiussione, dove le banche – a diretto contatto con gli attori economici del territorio – elargiscono i contributi che si rendono sempre più necessari.

4. Efficienza dell’Amministrazione pubblica. I principali servizi cantonali di sostegno all’economia devono rimanere attivi, efficienti e presenti – se necessario anche nei giorni festivi. I responsabili dei servizi devono inoltre essere a disposizione durante tutta l’emergenza, senza eccezioni.

5. La burocrazia non può essere un ulteriore virus. L’assistenza amministrativa da parte dell’Amministrazione dev’essere proattiva: chi è sommerso dai problemi e dalle difficoltà finanziarie deve poter contare sul supporto dall’Amministrazione cantonale. Gli inghippi, le lungaggini e i formulari burocratici non possono peggiorare la situazione.

6. Misure puntuali per le categorie a rischio. È giunta l’ora – statistiche delle ospedalizzazioni alla mano – di introdurre severe raccomandazioni per le fasce di popolazione più a rischio. Anziché paralizzare gli esercizi pubblici, le attività culturali, quelle sportive e criminalizzare i giovani, occorre sensibilizzare chi rischia maggiormente la propria salute – la solidarietà passa anche dalla forte responsabilizzazione. Una soluzione potrebbe essere l’introduzione di fasce orarie riservate ai gruppi di persone particolarmente a rischio. Ad esempio, un’apertura riservata agli over 75 in determinati orari dei negozi di alimentari, degli uffici cantonali e delle altre strutture di servizio. Non può nemmeno rimanere irrisolta la problematica dei mezzi di trasporto pubblici spesso sovrafollati.

Misure severe si giustificano con il tentativo di evitare ospedalizzazioni e infezioni che possono condurre a decessi che ci stanno profondamente allarmando.