Nell’ambito dell’accoglienza dei profughi ucraini, il Canton Ticino è tra i più solidali in Svizzera, garantendo sinora l’accoglienza a circa 800 rifugiati. Una solidarietà esemplare nel panorama del nostro Paese, che deve essere nel contempo affiancata anche da una notevole efficienza nella sua gestione pratica. Già molte infatti sono le singole famiglie o i proprietari d’immobili che stanno ospitando cittadini Ucraini. Uno slancio che di principio è e dovrebbe essere frutto, per sua natura, di una scelta individuale a fronte della possibilità economica ed organizzativa di chi si è annunciato per accogliere ed ospitare. Una volontà dal grande valore ideale della popolazione ticinese di contribuire e confrontarsi con un’esperienza d’accoglienza che come tale di principio non dovrebbe rientrare in una logica d’indennità e/o di compensazione economica per quello che a tutti gli effetti è un nobile gesto umanitario e di solidarietà.
Vi sono però alcuni esempi concreti che destano qualche interrogativo. Ad esempio, mi riferisco alla fattispecie in cui un cittadino, nonostante la sua volontà di mettere a disposizione gratuitamente un appartamento per 4 persone a favore dei rifugiati (abitazione recentemente ristrutturata), si è visto “imposto” un contratto d’affitto che prevede il riconoscimento “quale rimborso spese” di fr. 1'100 mensili. Inoltre, l’abitazione è stata assegnata a una madre con la figlioletta, malgrado la loro richiesta di occuparlo con i genitori (nonni) presenti nel centro di Aurigeno o con una amica – alla quale è stato poi assegnato, da sola, un’altra abitazione anche finanziata dallo Stato.
Nel breve resoconto appena esposto si rileva come al locatore è stato “imposto” un affitto di fr. 1'100 mensili, malgrado avesse ribadito la volontà di metterlo a disposizione gratuitamente, facendo notare ai funzionari incaricati, che le spese mensili potevano essere semmai quantificate, al massimo, in 250/300 fr. Oltretutto, va pure tenuto in considerazione che il prezzo dell’affitto sul mercato per una simile abitazione nella zona è di circa fr. 900/1000 al mese, comprese le spese.
È dunque piuttosto sorprendente l’imposizione di ricevere un contributo statale (tutt’altro che irrisorio) a coloro che offrono gratuitamente le proprie proprietà, non senza una certa distorsione del mercato e un incentivo a “sfruttare” situazioni di crisi. Siamo di fronte ad un cittadino che ha la netta percezione di essere passato da altruista ad approfittatore. Un cittadino che reputa queste indennità come eccessive, e che creano uno squilibrio nel mercato immobiliare locale e che, invece di stimolare lo slancio umanitario d’accoglienza, corrono il rischio di creare sentimento di invidia e rigetto nella popolazione. Parliamo, in altre parole, di una concessione a innaffiatoio di denaro pubblico senza prendere davvero in considerazione circostanze reali come la disponibilità gratuita di immobili, i costi delle spese effettive e i prezzi di mercato.
Insieme al sacrosanto moto solidale, occorre dunque una ragionevole gestione parsimoniosa delle risorse nell’attribuzione delle abitazioni. Due aspetti che non sono in nessun modo in contraddizione e che, anzi, possono senz’altro coincidere: l’aiuto a chi è in difficoltà e la gestione parsimoniosa delle risorse pubbliche.
Per questi motivi chiediamo al Consiglio di Stato:
- Quali sono le disposizioni adottate in materia di calcolo del rimborso delle spese e degli affitti per le abitazioni dei rifugiati?
- Il Governo è a conoscenza di queste procedure dove troviamo appartamenti messi a disposizione che rimangono sottooccupati e che vi sono casi in cui vengono riconosciute indennità superiori al valore di mercato e a quanto richiesto?
- In quanti casi, dove l’offerta era gratuita, si è adottata questa procedura d’ufficio?
- Non ritiene che si debba immediatamente porre rimedio?
- Quali sono i meccanismi di controllo in questo settore dell’accoglienza?
- Non ritiene il Consiglio di Stato che operando in questa modalità standardizzata e non pragmatica si rischia di ingenerare casi di speculazione legati all’accoglienza?
Giorgio Galusero
Paolo Ortelli, Alessandro Speziali, Alessandro Cedraschi, Michela Ris, Cristina Maderni