Già un anno fa il deputato Alessandro Cedraschi aveva sollevato il problema della carenza di professionisti in grado di seguire i bambini con disturbi specifici dell’apprendimento. Tuttavia, da allora non sembra essere cambiato molto, anzi, la situazione sembra essere peggiorata e continuerà a farlo se non si interviene rapidamente.
In un articolo pubblicato sul quotidiano LaRegione lo scorso 13 aprile appare evidente che il problema sta causando non pochi problemi alle famiglie, ai docenti e ai pediatri. Infatti, i bambini per accedere a una terapia devono attendere fino a 5 mesi, con non pochi danni sul loro percorso di apprendimento. Ricordiamo che questi bambini vedono le lettere mescolate o le parole e i numeri in modo confuso all’interno di un testo rendendo la lettura un’impresa complicata. Quindi leggere, scrivere o fare calcoli, nonostante sembrino processi scontati, per quasi un bambino su quattro non lo è. Inoltre, i metodi di insegnamento tradizionali sono totalmente inefficaci e inutili per una mente dislessica.
Con questo non si vuole dire che la scuola non si sta muovendo, ma che lo sta facendo troppo lentamente rispetto all’evoluzione di questa problematica. I casi di bambini affetti da disturbi dell’apprendimento sono in continuo aumento in Ticino, anche nelle Scuole medie e nelle Scuole professionali e ciò significa che non si è riusciti a intervenire prima. Ogni anno sono circa 500 le decisioni emesse, relative a misure dispensative e compensative prese nelle diverse scuole per casi di disturbo specifico dell’apprendimento. Questi bambini necessitano spesso di terapie intensive per alleviare questo problema, attraverso quindi più di una seduta a settimana, ma attualmente riescono a farne a malapena una ogni due settimane a causa della carenza di logopedisti. Per questa ragione questi casi vengono spesso delegati al docente di sostegno che non è però formato per intervenire in modo specifico e mirato sui bisogni di questi bambini.
La formazione di nuovi logopedisti è un percorso ad ostacoli che svariano dalla lingua alla burocrazia e che non rendono abbastanza attrattiva questa formazione. In Ticino non esiste una formazione specifica in questo campo che quindi deve essere svolta oltralpe. Inoltre, anche immaginando di attrarre professionisti dall’estero gli ostacoli non diminuiscono, perché a titolo d’esempio la formazione in Italia non è riconosciuta nel nostro cantone, essendo una formazione medico-sanitaria e non strettamente pedagogica. Quindi il problema resta e non è facilmente risolvibile. Il percorso per diventare logopedista non è semplice, ma questa non deve essere una ragione alibi per non aumentare le percentuali dei posti a livello cantonale. Sia per le Scuole elementari che per le Scuole medie dove l’attrattività resta molto bassa.
Per le ragioni sollevate si chiede al lodevole Consiglio di Stato:
- Studiare i margini di manovra possibili a livello cantonale per aumentare la percentuale di logopedisti.
- Trovare delle sinergie e delle collaboazioni con le Università d’oltralpe per rendere maggiormente attrattiva questa professione anche a livello ticinese.
- Trovare un percorso per attrarre logopedisti dall’estero, in particolare dall’Italia, in modo da riconoscere la professione anche in Ticino. Magari inserendo un percorso pedagogico.
Aron Piezzi
Alessandra Gianella, Alessandro Speziali, Maristella Polli, Alessandro Cedraschi, Paolo Ortelli, Diana Tenconi.